giovedì, settembre 24, 2009

Para frikies del vino



Finalmente il mondo del vino si avvicina alle nuove tecnologie.alcune chicche per capire che il vino è un modo di vedere la vita, non una scelta per un'elite ristretta

domenica, settembre 20, 2009

Los días de la semana nos traicionan?

"Hueles a martes, dijo la chica al chico en la mesa de al lado, al tiempo que yo pedía al camarero el gin-tonic de media tarde. Me acordé de mi madre, que era capaz de averiguar si venía del colegio, de los billares o del cine con un leve movimiento de la nariz. Y nunca se equivocaba. Se puede ir a los billares, al cine o al colegio cualquier día de la semana y casi a cualquier hora, ¿pero es posible pasar la tarde de un miércoles en un martes sin que se entere nadie? La idea abría un territorio completamente nuevo para el adulterio. Nada más excitante que engañar al domingo con el lunes o al sábado con el viernes. Cómo no se me había ocurrido antes.
Pues estamos a jueves, respondió, suspicaz, el chico, como si se defendiera de una acusación de infidelidad. Estaremos a jueves, insistió ella, pero tú sigues oliendo a martes. Me pregunté si el martes habría sucedido algo especial que a ella le hubiera disgustado, pero a lo que él permaneciera enganchado por alguna razón de orden sentimental.

En esto, llegó mi gin-tonic, revolví los cubitos de hielo y di el primer sorbo, que es el mejor (si no resultara una extravagancia carísima, pediría varios gin-tonics sucesivos de los que sólo aprovecharía el primer trago). Mientras el combinado atravesaba mi garganta, produciendo una euforia ligera, pero inmediata, en las neuronas, los jóvenes se hundieron en un silencio hosco. ¿Cómo olerían los lunes?, me pregunté yo. A colonia fresca, de baño, sin duda. Me pareció en cambio que los sábados despedirían un aroma pesado, aceitoso, como esos perfumes baratos que dejan manchas en el cuello de la camisa o de la blusa. Pues tú hueles a domingo, dijo él al fin, rompiendo una situación que comenzaba a resultar difícil. ¿A un domingo cualquiera?, preguntó ella. Al domingo que sabes, no disimules, dijo él, y se echaron a reír."

Juan José Millás El País 18 de septiembre de 2009

venerdì, settembre 18, 2009

L'arte di emozionare in uno scatto


Entro in una mattina di fine settembre che richiama l'inverno e la voglia di ricominciare. Mi emoziono senza riconoscere nessun volto, vedendo foto di famiglia altrui e gettandomi nell'intimità di una malattia lunga e devastante ma piena di dignità e voglia di vivere.
Scatti famosi uniti a ricordi personali, un obiettivo unico che sa far ridere, piangere e accapponarti la pelle anche se si tratta di foto scattate per una rivista di diffusione mondiale.
Un inno all'amore e la necessità di mettersi davanti alla morte, guardarla in faccia ed immortalarne la venuta; anche un interesse per gli attimi quotidiani che, attraverso la sua macchina fotografica, si trasformano in una deliziosa routine.

giovedì, settembre 17, 2009

Cosa si impara sulla musica dei '70



Ho da poco scoperto che anche dei mezzi di comunicazione di ispirazione chiaramente opposta alla mia possono produrre programmi di grande interesse.
45 Revoluciones racconta chicche, piccole curiosità su miti degli anni 60 e 70.
Sembra che Cat Stevens si sia convertito all'Islam, abbia sposato una donna senza conoscerla e addirittura appoggia l'Islamismo più estremo.
Ora torna alla scena con uno spettacolo di teatro, sará per finanziare qualche strage?

giovedì, luglio 16, 2009

Scappa!!!Scappa!!!!


Sembra che finalmente si siano resi conti che scappiamo dal sud facendoci rubare i sogni e anche la voglia di renderlo più vivibile.
La Campania in testa alle tristi classifiche.


ci rimane la pizza.....

martedì, marzo 17, 2009

A noi terremotati non fanno paura i movimenti, non ci spaventano le scosse di quelle che creano crepe indelebili nei muri e con cui la terra fa sentire la sua voce.
Noi terremotati veniamo da territori geograficamente difficili o che con il tempo e la cattiva gestione lo sono diventati, terre senza le quali non possiamo vivere ma che ci portiamo dietro come un peso, nel rimpianto di non essere capaci di contribuire allo sviluppo e la rassegnazione atavica che i nostri genitori ci rimproverano tanto da farci sentire in colpa.
Noi siamo terremotati dentro, senza una meta perchè le nostre origini ci hanno sbalzato verso una realtà distorta, che non sa trovare punti fermi perchè non ce ne sono mai stati..
Ci esprimiamo in mille altre lingue perchè sarebbe tutto troppo chiaro se dovessimo dirlo nella nostra, viviamo e ci adattiamo a tutte le situazioni, abbiamo la battuta pronta e sappiamo sempre cosa dire, ci hanno insegnato che il bicchiere del vino é quello piccolo, che nessuno vota Berlusconi ma è e sarà sempre lì, che il posto fisso è la massima aspirazione, che Roma è meglio di Milano, che il Sud è corrotto, che Rita Pavone ha fatto storia e che Laura Pausini ci rappresenta nel mondo.
Siamo pieni di esperienze, possiamo raccontare posti che i nostri nonni non potevano nemmeno sognare ma abbiamo un vuoto dentro dettato da questo girovagare, dal non aver tempo per stringere relazioni tra un trasloco e l'altro, dal non essere capaci di creare ma solo di assistere come spettatori increduli ad un susseguirsi di episodi.
Il terremoto crea una crepa simile a quelle di un vulcano in eruzione che prima o poi ci fanno crollare, scendere dal piedistallo per renderci conto dell'importanza di un'amicizia nuova o vecchia, del fascino degli odori e del piacere di chiacchierare nella lingua che ti porti dietro da tempo immemorabile.
Siamo una generazione costretta a non prendersi sul serio per poter far finta di non aver paura di questo terremoto esistenziale..

domenica, marzo 15, 2009

La musica popolare ti lascia sempre un nodo in gola. Io credo che ci sono autori che sono capaci di trasmettere la sensazione di appartenere alla terra che stanno cantando.
Le mie poche incursioni in Andalusia mi fanno sentire qualcosa di simile, la storia di una terra povera ma fertile, piena di culture che si fondono nella creazione di suoni indimenticabili.
Il flamenco puó essere un'espressione rumorosa e poco elegante di una parte di cultura locale ma, come tutte le musiche popolari, ha degli esponenti così validi che ci si innamora dei sentimenti, del battere delle mani, della chitarra che accompagna voci che seguono un ritmo vitale.

E allora anche l'esagerazione, la sceneggiata, la quasi volgarità di un mezzo personaggio puó diventare passione e poesia.